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Ott 4, 2024

Ho bisogno di incontrare i perseguitati perché…

Di Angelo Currò, staff di Porte Aperte in Italia

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Nei giorni scorsi, insieme al mio collega Cristiano[1], abbiamo rispolverato un testo scritto da Ron Boyd-MacMillan[2]. Il lavoro sintetizza alcuni dei motivi per cui per noi è importante incontrare i cristiani perseguitati. Certo, Ron intendeva un incontro personale, viaggiando nei luoghi in cui questi cristiani vivono, ma siamo certi che anche il solo leggerli sarà di estrema utilità per te, così come lo è stato per noi.

Ho bisogno di incontrare i perseguitati perché mi spronano ad apprezzare il privilegio del culto collettivo, impedendomi di lamentarmi della mia chiesa locale. 

È così facile averne le tasche piene della propria chiesa. Per anni ne ho frequentata una con sermoni noiosi e musica imbarazzante, la comunione era inesistente e l’adorazione con le altre persone sembrava stantia e inutile. Partecipare agli incontri sembrava una vera e propria prova di resistenza. Questo fino a quando non ho visitato per la prima volta una chiesa che vive nella persecuzione! 

Ricordo che eravamo una cinquantina, stretti in una stanza. Il canto era silenzioso, i vicini ostili. A un tratto il pastore si è alzato, era anziano e magro. Appena ha cominciato a parlare è scoppiato in lacrime. Rideva, poi piangeva con singhiozzi e lamenti. Tutti piangevano con lui. È andato avanti in questo modo per mezzora. Ho saputo solo in seguito che era diventato pastore alla fine degli anni 50, che aveva esercitato il suo ministero per 6 mesi, e che era stato in carcere per i 20 anni successivi. Dopo la liberazione è stato molto malato, e quando ha avuto la forza di predicare di nuovo, proprio mentre io mi trovavo lì, aveva 77 anni. Ecco perché piangeva. Mi sono chiesto: “Come mi sentirei io nella sua situazione?” 

Quando sono tornato a casa, ho rimesso piede in chiesa con un atteggiamento diverso. Ero trasformato. Ho cominciato a portare con me la Bibbia, a lodare Dio per la libertà, per la mia chiesa e per la possibilità di partecipare ai culti. Ho ringraziato Dio perché il mio pastore non aveva paura e per tutti quegli uomini che in passato si sono assunti dei rischi per stampare e distribuire la Bibbia nella mia lingua. Quando abbiamo cantato, l’ho fatto a voce piena, ringraziando il Signore perché non sono costretto a sussurrare piano. 

Che privilegio il culto! Ho smesso di lamentarmi e mi sono rallegrato del puro privilegio di partecipare senza paura.   

La Chiesa perseguitata mi ha salvato dall’amarezza e mi ha insegnato a considerare tutte le mie benedizioni, soprattutto quelle che avevo dato per scontate.


[1] Staff e responsabile della comunicazione di Porte Aperte in Italia. 

[2] Contrabbandiere di Bibbie, autore, insegnante. Per decenni impegnato nel servizio in Porte Aperte, conosciuto in Italia per la seria Fede Pericolosa, composta dal DVD sul libro degli Atti degli apostoli e per il libro su Giobbe.