Un antico schema di resilienza
Di Cristina Merola, staff di Porte Aperte in Italia
In Esodo vediamo dipanarsi le fasi del piano del faraone che, se fosse stato efficace, avrebbe prodotto effetti immediati con ripercussioni nelle generazioni future. Egli impose infatti alle ostetriche di eliminare tutti i maschi tra i neonati del popolo ebraico. Le ostetriche, tuttavia, resistettero alla considerevole pressione che il faraone mise su di loro per proteggere i più vulnerabili. Abbinando il timore del Signore alla propria intelligenza, queste donne si misero di traverso nei piani di persecuzione religiosa specifica di genere che il faraone aveva in mente. La loro resilienza non ha impedito la persecuzione, ma ha reso visibile il complotto del faraone, che è stato così identificato come il mandante delle uccisioni. La scelta delle ostetriche ha smascherato le tattiche del faraone e ha preservato l’integrità del popolo.
Anche quello che sta avvenendo in Africa subsahariana mette a dura prova la resilienza del popolo di Dio. Mary (oggi deceduta per motivi di salute), aveva 20 anni ed era in chiesa quando i militanti Fulani hanno attaccato. Nel suo villaggio, nel nord-ovest della Nigeria, la minaccia di attacchi da parte di militanti islamici è costante, ma nulla può preparare la comunità a quei momenti di terrore, che per Mary si sono trasformati in 54 giorni di orrore. La giovane è stata infatti costretta a compiacere i militanti in tutte maniere.
Un giorno, uno dei militanti si è seduto accanto a Mary. “Davvero non sapete che quello che state facendo è sbagliato?”, gli ha chiesto la ragazza. “Sì, so che è sbagliato, ma non c’è modo di fermarsi”, ha risposto l’estremista. “Un modo c’è”, ha ribattuto lei con coraggio, “se date la vostra vita a Gesù, Lui vi perdonerà e potrete smettere di fare tutto questo male”. Che audacia!
Mary è stata rilasciata dopo che la sua famiglia ha messo insieme i soldi per pagare un riscatto. La richiesta di riscatto è una tattica che ha il doppio scopo di finanziare la guerra degli estremisti e di destabilizzare la comunità cristiana, distruggendo il futuro delle giovani donne come Mary. Dopo il pagamento del riscatto, alle famiglie non rimane più denaro per mandare i figli a scuola, e questo paralizza interi villaggi. Mancano opportunità di uscire dal circuito della povertà e della violenza a questi giovanissimi cristiani. In qualche modo, la famiglia di Mary è riuscita a trovare il denaro e a liberare la ragazza. Ma il peso della vergogna del debito contratto, ben superiore alle loro capacità, li ha spinti a lasciare la comunità di appartenenza. Al suo ritorno in famiglia, inoltre, un nuovo calvario è iniziato per Mary: le conseguenze traumatiche dell’esperienza vissuta.
“Il dolore non era finito. Continuavo a ripensare a quello che avevo vissuto. Ogni notte sognavo quel posto. Non ero serena. Il mio modo di comportarmi è cambiato completamente e non riuscivo più a dormire né a stare con le persone”.
I partner locali di Porte Aperte sono intervenuti offrendo il supporto di uno dei centri di assistenza al trauma. Mary ha potuto trascorrere del tempo con i consulenti cristiani che l’hanno aiutata a capire cosa fosse accaduto e a reagire, ricordandole quale sia la sua vera identità come figlia amata da Dio. “Sono venuta in questo posto per guarire”, raccontava. “Non sarò mai completamente la stessa di prima, ma so di aver fatto dei passi enormi. Non ringrazierò mai abbastanza Dio per la pace che ha portato nuovamente nella mia vita”.
Sono tante le giovani donne come Mary nella regione dell’Africa subsahariana. Non dimentichiamole!